8- Anarchia e nichilismo: distruggere ed edificare
Il PM sbirciò nuovamente l’immagine della showgirl.
«Andiamo avanti con l’interrogatorio?» dissi. Non capivo se la sua espressione fosse dovuta alla consapevole rassegnazione che non gli sarebbe mai toccata oppure a quel tipo di biasimo che neanche anni di liberazione sessuale con Wilhelm Reich1 avrebbero sanato. «Vorrei sottolineare un altro aspetto…»
«Su di lei?». Puntò il dito sulla soubrette.
«Dell’anarchia.»
«Giusto, dell’anarchia. Di quello parlavamo!»
«In tanti associano erroneamente l’anarchia al nichilismo. Sono due cose completamente diverse» sentenziai.
«Diverse!». Pottutto gorgogliò ancora imbambolato.
«Benché abbiano tratti comuni…»
«Comuni.»
«Granciporro» dissi per vedere se ripeteva anche quello.
«Come?»
«Dicevo che il nichilismo e l’anarchia sono due cose completamente diverse. Il nichilismo è una dottrina filosofica che…»
«Mi scusi se la interrompo» mi fermò il magistrato.
«Non si preoccupi, sarò breve!» avendo intuito cosa volesse chiedere. «Il nichilismo nasce verso la metà del XIX secolo. Si sviluppa in Russia e si diffonde in Europa come critica radicale della società, dei suoi valori, delle sue leggi, della metafisica, della morale. Molti dei suoi esponenti, infatti, pianificavano di sovvertire i regimi uccidendo i tiranni. Ma il nichilismo è anche una filosofia. Afferma che, se il reale non è reale, non è possibile conoscerlo, quindi la realtà è nulla.»
«Non fa una piega!» disse Manganello.
«Zitto un po’!» Pottutto pensieroso. «Tipo Gorgia? Anche lui, se non sbaglio…»
«Si vede che ha fatto il classico!» lo adulai. «E ha ragione, perché la filosofia è come un bravo cuoco, non butta via niente!» dissi. «A proposito di cucina, mi raccomando i complimenti alla mammina per il castagnaccio. Veramente buono!» unsi ancora. «Tornando al nichilismo, esso nasce in reazione alla fede irrefutabile che l’illuminismo riponeva verso la ragione e trova in Artur Schopenhauer uno dei maggiori sostenitori. Egli afferma che il mondo non esiste perché è pura apparenza, però la volontà può percepirlo attraverso la propria negazione. Un po’ contorto, lo so. Ma Il mondo come volontà e rappresentazione è un libro bellissimo2. Anche Stirner, l’ho citato prima, può considerarsi un nichilista…»
«L’albanese?»
«Il filosofo!»
«Anche Stirner, dicevo, è considerato un teorico del nichilismo, soprattutto per le sue posizioni antireligiose e negazioniste. Ma l’elenco dei sostenitori è lunghissimo. Pensate che alcuni anarchici, in gran parte anarco-individualisti, si dichiaravano nichilisti per distinguersi dalla corrente sociale dell’anarchismo. Mi viene in mente Renzo Novatore, che si vantava di negare qualunque cosa e lo faceva, parole sue, con entusiasmo dionisiaco che irride qualsiasi prigione teoretica, scientifica, morale. Un rifiuto del mondo che lo portava a lottare contro le strutture coercitive per affermare la propria capacità di potenza3.»
«Sembra Nietzsche!»
«Novatore si è molto ispirato al grande filosofo. Parla di capacità di potenza da realizzare attraverso azioni di lotta individuale, spesso anche violenta, contro il sistema…»
«Un rompipalle, insomma!»
«Coi controfiocchi!»
«E dov’è che abita questo Novatore?»
«Abitava!»
«Si è trasferito?»
«Anche lui è morto.»
«No!» tuonò Manganello candidamente deluso.
«Commissario» lo rasserenai, «mica li può arrestare tutti!».
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«Se il nichilismo nega pervicacemente la società, Dio, l’uomo, l’essere, l’anarchia si sviluppa in tutt’altro modo. Essendo una dottrina pratica che ambisce al progresso della condizione umana, contempla la distruzione dell’ordine esistente per sviluppare una realtà alternativa, diversa, migliore. Diceva, infatti, Proudhon: destruam et aedificabo4. Ovvero: distruggerò e edificherò. Gli anarchici abbattono per creare. Non per piacere o bisogno o semplicemente per negare, ma per realizzare il fine etico di una società più giusta. E quando anche Bakunin afferma che la passione per la distruzione è anch’essa passione creatrice è convinto, come lo sono tutti gli anarchismi, dell’importanza di cancellare gli impianti, gli apparati, le dottrine, l’ideologia, la morale, qualunque dogmatismo che regge il sistema per crearne uno nuovo fondato su una libertà ed eguaglianza che siano finalmente reali, concrete, incondizionate, reciprocamente godibili, non speciosamente concesse dall’alto.»
«E così si ritorna all’autorità!». Manganello sollevò la testa.
«Sempre là si va a finire!». Il pubblico ministero mugugnò con un’espressione sufficiente.
«Quindi l’anarchia non è nichilismo. Non vuole distruggere punto e basta. Vuole sì eliminare ogni forma di autorità che deturpa lo spirito umano, ma vuol anche costruire un mondo antiautoritario e paritario. Destruam et edificabo, appunto! Distruggere le dipendenze alienanti per diventare padroni di se stessi. Finalmente attori principali della propria vita. Questa è l’anarchia».
NOTE
1 – Reich, assertore della liberalizzazione sessuale per eliminare la “corazza caratteriale” che impedisce alle persone di essere felici.
2 – Artur Shopenhauer, Il Mondo come volontà e rappresentazione, 1819.
3 – Renzo Novatore, da Anch’io sono un nichilista, articolo scritto nel 1920.
4 – Proudhon, Il sistema delle contraddizioni economiche, 1846.
Dipinto: Cornelis Escher, Occhio, 1955.
Editing a Cura di Costanza Ghezzi, www.costanzaghezzi.it, costanzaghezzi@gmail.com